'Ndranghetisti e cinesi insieme. Per fare che? Affari. Sporchi. Con la droga? Macché, troppo pericoloso. Meglio contrabbandare qualcosa che non bisogna sempre nascondere e che passa sotto gli occhi senza destare sospetti. Cosa? Scarpe, vestiti, profumi. Taroccati. Roba da ragazzini? No, da professionisti. Come quelli (27) che i carabinieri di Reggio Calabria hanno beccato a trafficare nel porto di Gioia Tauro. Qui l'alleanza fra le famiglie Molé, Piromalli e cinesi fruttava molto molto denaro. Che poi veniva ripulito acquistando immobili nel Lazio. E infatti a Roma sono stati sequestrati 50 milioni di euro: una parte dei proventi ottenuti con il traffico di container pieni di merce contraffatta arrivata dall'estremo Oriente in Calabria.
Al porto di Gioia Tauro, grazie all'aiuto di due funzionari delle dogane, i container "sorvolavano" i controlli e invadevano la penisola. A fare da intermediari tra la cosca e gli spedizionieri in oriente, ci sarebbe stata una coppia di cinesi, Wanli Lyn e Rong Rong Dai, che dal loro negozio di oggettistica di piazza Vittorio a Roma organizzavano le spedizioni e già stavano pensando di spostare da Napoli a Gioia Tauro tutto il loro giro d'affari.
In Italia, l'organizzazione del traffico, secondo l'accusa, era affidata a Cosimo Virgiglio, amministratore di una società di import-export e considerato il principale referente imprenditoriale della cosca dei Molé. Era lui a favorire l'importazione fraudolenta, eludendo il sistema di controllo automatico dell'Agenzia delle dogane e, con il meccanismo della sottofatturazione, ad evadere quote rilevanti di dazi e Iva.
Virgiglio è stato arrestato dai carabinieri del Ros mentre si trovava a ''Villa Vecchia'', un lussuoso complesso alberghiero con due avviati ristoranti a Monte Porzio Catone, a una trentina di chilometri da Roma, nel quale sarebbero finiti parte dei proventi del traffico di merce contraffatta. L'albergo è stato sequestrato insieme ai capitali di tre società riconducibili a Virgiglio. Il complesso alberghiero era stato acquisito dalle cosche con ripetute intimidazioni nei confronti dei precedenti gestori e del proprietario, costretti a cedere l'attivita' per compensare i debiti maturati con il gruppo criminale.
lunedì 28 dicembre 2009
giovedì 29 ottobre 2009
Schiave cinesi d'Africa

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domenica 20 settembre 2009
Gang di chinatown, 17 arresti a Milano

Le vittime, infatti, erano proprio loro: ristoratori e baristi cinesi, obbligati a pagare il pizzo a loro connazionali e costretti a rifornirsi dai grossisti che i gangster gli imponevano. La banda utilizzava i consueti metodi mafiosi: intimidazione e violenza. E per essere persuasivi c’era tutto un corredo di mannaie, daghe e mazze da baseball.
La gang era organizzata in modo verticistico con un capo, alcuni luogotenenti e una manovalanza composta dai membri più giovani. I carabinieri hanno anche scoperto un giro di squillo che operavano in appartamenti in affitto e una bisca clandestina. Originale (quanto crudele) il sistema di alloggi che la gang mettevano in affitto: quattro phone-center dotati di poltrone o semplici sedie che dopo la chiusura delle serrande venivano girate a due a due e trasformate in letti per pernottamenti a basso costo.
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