L’ultimo l’hanno preso nei Paesi Bassi, a mille chilometri di distanza dal luogo dell’assalto. Il decimo componente della gang cinese che il 24 febbraio 2009 è piombato all’interno della discoteca Parenthesis di Milano per regolare i conti con una banda rivale è stato arrestato il 19 maggio.
La polizia olandese l’ha trovato in compagnia di un coltello e di un bel po’ di droga. E secondo gli inquirenti sarebbe stato lui a sferrare la pugnalata che ha ucciso Hu Libin, il 22enne morto nell’assalto causato, probabilmente, da dissidi sulla gestione dello spaccio della ketamina.
Gli altri nove del commando nei mesi precedenti erano stati presi tra Milano, Albenga e Alba Adriatica. Ma la cattura del presunto assassino in Olanda è la conferma della formidabile rete di amicizie e coperture che il crimine asiatico è riuscita a tessere.
Non è raro, infatti, che i boss cinesi assoldino killer connazionali fuori dai confini italiani o, comunque, lontano dalle città dove l’esecuzione deve avvenire. Esistono stretti collegamenti tra famiglie malavitose che vivono a Roma o a Milano con altre che si trovano a Parigi o ad Amsterdam. Le frontiere, per la mafia asiatica, sono solo dei segni di matita tracciati su un foglio di carta.
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