Estorsione, sfruttamento della prostituzione, gioco d’azzardo, due tentati omicidi e un ferimento. Tra maggio e agosto la gang di diciassette giovani cinesi s’è data un gran daffare per gestire i suoi affari nella chinatown milanese. Adesso sono tutti nelle mani dei carabinieri e i commercianti del quartiere Sarpi per un po’ possono stare tranquilli.
Le vittime, infatti, erano proprio loro: ristoratori e baristi cinesi, obbligati a pagare il pizzo a loro connazionali e costretti a rifornirsi dai grossisti che i gangster gli imponevano. La banda utilizzava i consueti metodi mafiosi: intimidazione e violenza. E per essere persuasivi c’era tutto un corredo di mannaie, daghe e mazze da baseball.
La gang era organizzata in modo verticistico con un capo, alcuni luogotenenti e una manovalanza composta dai membri più giovani. I carabinieri hanno anche scoperto un giro di squillo che operavano in appartamenti in affitto e una bisca clandestina. Originale (quanto crudele) il sistema di alloggi che la gang mettevano in affitto: quattro phone-center dotati di poltrone o semplici sedie che dopo la chiusura delle serrande venivano girate a due a due e trasformate in letti per pernottamenti a basso costo.
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