venerdì 19 luglio 2013

Dente Rotto morde ancora

"Ovviamente tornerò al business del gioco d'azzardo". Wan Kuok-koi, l'ex capo della Triade cinese di Macao, non ha dubbi. Gli sono bastati poco più di sei mesi di libertà per tornare al suo vecchio amore. Il tavolo verde, le fiches, la roulette e il mahjong non li ha affatto dimenticati nei 14 anni e 7 mesi passati in galera. E il pensiero di tornare agli affari deve essergli tornato in mente già a dicembre, quando ha finito di scontare la pena che gli era stata inflitta per gioco d'azzardo, usura e associazione a delinquere. Il capomafia, celebre per aver prodotto un film sulla sua vita (Casino') e aver architettato un attentato dinamitardo all'allora capo della polizia, pare abbia già trovato un socio per tornare in pista. Lo ha dichiarato lui stesso in un'intervista, nella quale ha detto che nei prossimi mesi a Macao aprirà un nuovo casino'. È probabile, quindi, che il padrino sarà della partita. Chissà come andrà a finire stavolta. Di sicuro Dente Rotto appare agguerrito: in cella ha imparato un po' di inglese, ha letto Buddha e libri di economia. E un assaggio della sua erudizione l'ha subito dato a chi gli chiedeva cosa ne pensasse del futuro del gioco d'azzardo. "Non è giusto che le imprese straniere abbiano la maggioranza delle attività del gioco. I cinesi dovrebbero avere la fetta più grossa".

giovedì 18 luglio 2013

P.S. I drug you

Le Triadi cinesi usano le Poste per inviare cannabis in Irlanda del Nord. Il motivo? Le bande locali non riuscivano a stare dietro alle richieste di “erba” e così si sono rivolte a gruppi alleati di tutto il Regno Unito. Da Manchester, Londra, Cardiff e Newport gang cinesi locali si sono così messe a spedire, tramite i servizi postali, la droga. Che, una volta arrivata a Belfast, diventava pronta per lo spaccio locale. La vicenda, è emersa durante le indagini a carico di una donna: Lan Lan Guo, 30 anni. Il giro d’affari del traffico illegale è stimato in quasi due milioni di euro.
[fonte: Belfast Telegraph]

mercoledì 25 maggio 2011

Primo comandamento:
mai perdere la faccia

Un cinese di rispetto non può perdere l'onore. "Salvare la faccia" per chi appartiene a una famiglia malavitosa è un comandamento inderogabile.

E se qualcuno sgarra, se qualcuno mette in discussione il mianzi non può passarla liscia. L'offesa non può passare inosservata: la vendetta laverà l'onta subita. Col rischio, poi, d'innescare un'escalation di ritorsioni senza fine.

Ecco, per esempio, cosa scoprono gli investigatori quando intercettano un cinese, picchiato per aver danneggiato a Milano un locale di proprietà di un connazionale che con lui era stato "arrogante".

“Mi hanno umiliato! [dice al telefono a suo cognato] Hai capito?! Tutti
quelli di Parigi [il gruppo di suoi conoscenti e sodali dal quale lo stesso
proveniva prima di giungere in Toscana] lo hanno saputo, sono andati a
Milano raccontando ai miei amici che mi hanno sequestrato e picchiato.
Dico che era meglio se mi davano qualche coltellata, allora ammettevo la
loro potenzialità
, ma non mi hanno neanche picchiato e hanno telefonato
a tutti, non riesco più a sopportarlo perché tutti mi vengono a chiedere:
‘A.H. sei stato sequestrato e picchiato?’ non riesco più a sopportare
questa cosa….Ho intenzione con D.N. [la persona che gli ha procurato
una pistola] di farli fuori tutti [ovvero le otto persone responsabili
dell’aggressione], domani o domani l’altro”.
[Il cognato, un certo A., gli ricorda che fare] “così è troppo
avventato…sequestra le persone.
W.: Sequestrare le persone? No, ci sono difficili intrecci di rapporti
d’amici, mi dicono di chiudere il caso con un colpo solo….
A.: Se li sequestri ti salveresti la faccia ugualmente.
W.: Poi tutti vogliono salvarsi la faccia.
A.: Ma se li sequestri e gli fai tirare fuori la cosa…
W.: Sono intenzionato a….
A.: Se riesci a prendere i soldi ogni tua faccia è stata salvata.
W.: Non mi preoccupo per i soldi […] io non voglio i soldi, non riesco a
sopportare l’offesa, non per i soldi. Loro lo sapevano chiaramente, quel
giorno [del pestaggio] c’era G., lo conosci no?! Mi ha chiesto se A.
[ovvero la persona con la quale sta dialogando] era mia cognato e se
venivo da Parigi e poi mi ha chiesto se conoscevo H., e io ho detto che
H. era mio amico-fratello, loro nonostante lo sapessero non mi hanno
lasciato nessuna faccia e mi hanno ugualmente picchiato, io dico così: se
mi picchiavano e non dicevano niente, allora lasciavo stare, ma sti
bastardi sono andati a raccontare tutto”